La containerizzazione delle applicazioni: come e perché funziona

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Containerizzazione applicazioni: sinonimo di leggerezza e portabilità

La containerizzazione permette di raggruppare tutti i componenti e le dipendenze di un’applicazione in un singolo contenitore isolato, detto “container”. In questo modo, l’applicazione, completa di tutte le componenti necessarie, può essere spostata ed eseguita in tutti gli ambienti e infrastrutture. L’indipendenza del container e la caratteristica di estrema portabilità, permette al team di sviluppatori di eseguire l’applicativo su qualsiasi sistema operativo, senza riscontrare alcun problema di compatibilità.

La fase di deploy dell’applicativo è più veloce e sicura: i container mantengono dimensioni ridotte (intorno ai megabyte) e perciò risultano estremamente dinamici; inoltre, a prescindere dall’ambiente, on premise o in cloud, i rischi di incompatibilità sono azzerati.

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Virtualizzazione vs containerizzazione

La containerizzazione differisce dalla virtualizzazione del server per diversi aspetti, nonostante funzionino in maniera molto simile. In particolare, la tecnologia a container supera i limiti legati alla dimensione e alla portabilità delle macchine virtuali, fattori estremamente importanti in termini di costi e flessibilità.  Con la tecnologia a container, è possibile implementare e gestire più applicazioni in un unico sistema operativo.

Con la virtualizzazione, una macchina virtuale viene divisa in server multipli, mentre con la containerizzazione, le applicazioni vengono segmentate in processi e operazioni singole che risultano molto leggere e altamente scalabili. I container inoltre sono altamente portabili e forniscono un isolamento completo delle applicazioni.

Sia le macchine virtuali che i container isolano le applicazioni ma, per farlo, richiedono dimensioni diverse: si parla di gigabyte per le virtual machine e di megabyte per i container.  Questa differenza è data dalla complessità di una macchina virtuale che comprende il proprio OS e tutte le componenti dell’applicazione; mentre il container risulta molto leggero, seppur completo.

Le piattaforme di containerizzazione più scelte sul mercato: parliamo di Docker

Quando si parla di containerizzazione, è indispensabile parlare di Docker. Docker è una piattaforma di container management usata per automatizzare il deploy delle applicazioni in container molto leggeri che funzionano efficientemente in ambienti diversi. Docker, quindi, è un software utilizzato per gestire i container e assicurarne la massima leggerezza, portabilità e sicurezza. L’architettura di Docker è client-server: il client è installato sull’hardware, un altro client contiene Docker (Docker Daemon) e c’è un server che controlla come quel Docker client è creato. La comunicazione tra Docker Daemon e il server avviene attraverso delle REST API: il server controlla la richiesta del client e interagisce con il sistema operativo per creare o gestire i container.

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Perché Docker è la migliore piattaforma di container management? Quando si parla di containerizzazione, Docker è talmente popolare e utilizzato che ne è diventato praticamente un sinonimo.

Questo perché Docker ha migliorato la tecnologia già esistente, permettendo agli sviluppatori e alle aziende di trarre numerosi vantaggi dalla containerizzazione:

  • Isolamento totale delle applicazioni: qualsiasi tipologia di intervento su un container non interessa gli altri che continuano a funzionare normalmente;
  • Maggiore sicurezza: l’isolamento permette anche di evitare che un problema di security su un container possa interessare gli altri;
  • Deploy e testing continuo: gli ambienti sono coerenti dallo sviluppo alla produzione;
  • Maggiore produttività del team di sviluppo;
  • Consistenza e funzionalitàa prescindere dall’ambiente;
  • Portabilità.

 

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